“Un mercoledì da leoni” nell’Italia di piombo
Corre l’anno 1978: negli Stati Uniti esce il film “Un mercoledì da leoni”, dedicato all’epopea surfista degli anni Sessanta, mentre l’Italia vive un momento tragico degli anni di piombo, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Con questo anno Lorenzo Pavolini apre il suo libro L’invenzione del vento, edito da Marsilio, accompagnandoci a conoscere due adolescenti romani, Giovanni e Pietro, appassionati di windsurf, e le loro vicende nel corso di vent’anni.
Romanzo di formazione, si potrebbe definire dunque, ma incasellarlo in un unico genere significherebbe rischiare di perdere la complessità e il senso del romanzo stesso. L’invenzione del vento è un romanzo generazionale, è un’autobiografia, è un testo introspettivo ed è un infine un libro in cui la Storia, quella con la maiuscola, è presente e citata con riferimenti precisi e puntuali. Un libro articolato, come tutti i precedenti di Lorenzo Pavolini, che, partendo da una passione apparentemente semplice, affronta temi importanti e quesiti esistenziali irrisolti.
Trama
Giovanni e Pietro frequentano il liceo Farnese a Roma. Entrambi appartengono a famiglie benestanti, ma di classi sociali diverse, in cui televisioni e libri nella casa di uno e dell’altro sono inversamente proporzionali; opposti anche i loro caratteri: Pietro “riottoso”, pronto a controbattere gli insegnanti, Giovanni più conciliatore, “si lascia fare” e persino nei propri pensieri deve trovare una forma di accordo con il mondo adulto. Ad unirli la passione per il windsurf, per cui sono disposti a sfidare anche il freddo dei mesi invernali.
Al termine del liceo, dopo una lunga estate, le loro strade si separano: Pietro, seguendo l’inclinazione intraprendente della propria famiglia, decide di trasformare la propria passione in mestiere trasferendosi a Miami, Giovanni si laurea in Giurisprudenza e comincia a lavorare in una casa editrice fino ad approdare in Rai. Ma qualcosa va storto per entrambi e alla fine si ritrovano disorientati, un po’ ammaccati dalla vita, ma in qualche modo “salvi”, pur interrogandosi sulla validità delle proprie scelte.
Sullo sfondo le vicende storiche dell’ultimo ventennio del Novecento.
Surfare la Storia
Il libro ha un cospicuo numero di note bibliografiche, molto accurate, come una piccola enciclopedia che descrive e documenta i fatti storici citati nella narrazione del romanzo. Tali note, scritte con una prosa diversa dalla narrazione vera e propria, sono riportate a piè pagina, divise da una linea ondulata che ricorda molto un’onda. A significare come i due protagonisti vivano le loro vite, le loro storie, rimanendo distaccati, “surfando” la Storia per non esserne travolti. Lo confesserà Pietro in un momento di estrema lucidità “Se resti sotto l’onda è come essere investiti dalla Storia”: loro, invece, sono addestrati a restare in equilibrio su qualcosa di estremamente labile come l’acqua, “che si taglia e si richiude senza ferite”. È la generazione del “riflusso”, di pochi anni successiva all’altra, molto impegnata e schierata politicamente.
La prosa e lo stile narrativo
Un particolare espediente sposta la narrazione dalla terza alla prima persona, a circa metà del romanzo. La scelta va a sottolineare il cambiamento di prospettive: mano a mano che Giovanni cresce ed entra nel mondo dell’editoria, delle parole, diventa capace di esprimere e far sentire la propria voce. Se all’inizio la sua è una “vocetta” che col tempo “cresce a dismisura” fino a parlare “come una radio”, alla fine “si strozza” e, infatti, qualche pagine prima della conclusione si torna di nuovo alla terza persona.
La scrittura di Lorenzo Pavolini non delude mai nemmeno i lettori più intransigenti.
Qualche critico ha parlato di stile “gaddiano”; le pagine, in cui si descrive una lenta e interminabile quanto irripetibile estate, verrebbe da accostarle a quelle di Raffaele La Capria, per la stessa bellezza e ineluttabilità. Ma la prosa di Lorenzo Pavolini è soprattutto unica e personalissima: riesce ad essere appassionata e speculativa allo stesso tempo, elaborata ed elegante senza mai cadere nella leziosità, senza mai cedere alla tentazione di compiacimento della bella pagina e si mantiene sempre raffinata, indossando una veste di estrema naturalezza e semplicità, propria solo di chi ha confidenza e sa maneggiare con destrezza le parole.