Uno degli errori più frequenti commessi dagli italiani nella scrittura sul web (e non solo)?
Scrivere qual’è anziché qual è. Un errore molto comune, a volte dovuto a una svista, altre volte alla non conoscenza della grammatica.
Se apriamo il volume “4.000 errori d’italiano” di Mauro Magni, edito nel 1990 da De Vecchi Editore, leggiamo che
Davanti a vocale “quale” si può troncare; va scritto senza apostrofo: non è quindi corretto (ma non è neppure un errore grave!) scrivere: qual’è, qual’amica, qual’evento, ecc. Si deve scrivere: qual è, qual amica, qual evento.
Come si si scrive qual è
Non è un errore da penna blu, sostiene Magni che, per la cronaca, è stato un giornalista Rai, appassionato linguista e prolifico divulgatore di testi sull’uso corretto della lingua italiana. Ha ragione lui? In parte sì, verrebbe da dire, poiché esempi letterari di disinvolti qual’è esistono eccome:
Qual’è il piacere che volete da me? (C. Collodi, Le avventure di Pinocchio)
Do un’occhiata alla casa e capisco qual’è la camera (F. Tozzi, Ricordi di un impiegato).
Le due citazioni, presentate anche dall’Istituto Treccani, valgono non a confondere le idee, quanto ad approfondire meglio l’argomento.
Intanto, sono due citazioni di autori importanti e moderni (Collodi è nato nel 1826 ed è morto nel 1890, mentre Tozzi è nato nel 1883 ed è morto nel 1920), e poi non sono i soli.
Qual’è lo troviamo anche in Luigi Pirandello, Tommaso Landolfi, Giuseppe Berto, Alberto Moravia, Elsa Morante, Italo Calvino e molti altri ancora, tanto che quando pochi anni fa un autore contemporaneo, Roberto Saviano, scrive qual’è e viene criticato dai più, non solo non riconosce l’errore, ma dichiara che continuerà ad usare la grafia qual’è sull’esempio di noti letterati.
I patrioti dell’apostrofo
Il linguista Salvatore Claudio Sgroi appoggia senza riserva la possibilità di apostrofare, poiché, a suo modo di vedere, si tratta di elisione, quindi la grafia qual’è sarebbe corretta. Perché Sgroi (ma anche altri linguisti prima di lui) appoggia la tesi dell’apostrofo?
Proviamo a fornire una risposta, senza entrare in tecnicismi che, pure, sarebbero necessari. Sgroi e altri sostengono che nella lingua italiana moderna l’unica parola vitale, viva, adoperata è “quale” e non “qual”.
“Quale” rimane invariato davanti a consonante (ad esempio “quale lavoro scegliere” oppure “quale cibo mangiare”), mentre davanti a vocale diventa “qual”, in quanto si produce una elisione e non un troncamento; quindi, proprio perché elisione, si dovrà scrivere qual’è anziché qual è. Insomma, gli innovatori del “qual’è” contestano la tesi dell’autonomia di “qual”, facendo derivare questa grafia dall’elisione di “quale”. Se fosse davvero elisione, allora non ci sarebbe dubbio: l’apostrofo andrebbe messo.
Il parere della Crusca (e non solo)
Ma è elisione? Oppure è un troncamento che trasforma “quale” in “qual”?
Nel 1990 Giovanni Nencioni, uno dei grandi storici della lingua italiana, lessicografo e linguista di chiara fama, accademico dei Lincei e presidente dell’Accademia della Crusca dal 1972 al 2000, rispondendo a un lettore che poneva il problema di quale grafia usare, rispose:
È corretto scrivere qual è senza apostrofo, perché qual può essere usato anche davanti a parola iniziante per consonante [ed] è dunque considerato, nella tradizione grammaticale, una parola tronca (o, per dirla alla greca, apocopata), non una parola che ha subito l’elisione della vocale finale, giacché l’elisione è ammessa soltanto davanti a parola iniziante per vocale.
Poco meno di vent’anni fa, nel 2002, la linguista Raffaella Setti dell’Accademia della Crusca tornò sull’argomento, spiegando che la grafia corretta di qual è “non prevede l’apostrofo in quanto si tratta di un’apocope vocalica, che si produce anche davanti a consonante (qual buon vento vi porta?) e non di un’elisione che invece si produce soltanto prima di una vocale (e l’apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel caso dell’elisione)”.
Raffaella Setti sottolineava come in italiano esistano altri aggettivi che si comportano come qual, ad esempio tal, buon, pover e concludeva così:
È vero che la grafia qual’è è diffusa e ricorrente anche nella stampa, ma per ora questo non è bastato a far cambiare la regola grafica che pertanto è consigliabile continuare a rispettare.
Consapevoli o somari?
“Consigliabile”, scrive l’Accademia della Crusca, e il professor Paolo D’Achille, docente di linguistica italiana all’Università Roma Tre e già presidente della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana, nel sito dell’Accademia specifica che
la norma in base alla quale la Crusca consiglia (ribadisco: consiglia, non prescrive) di non usare l’apostrofo tra qual ed è risulta ben salda nella coscienza degli italiani.
Sì, poiché la maggioranza degli italiani adopera – come dimostrano i dati di Google Books – qual è e non qual’è, e così avviene anche nell’uso colto del linguaggio.
C’è da aggiungere che se la scelta di apostrofare è consapevole e determinata, se nasce da una precisa presa di posizione, è un conto, mentre un altro conto è se l’apposizione dell’apostrofo nasce da semplice ignoranza. Insomma, nessuno si sognerebbe di apostrofare come ‘somaro’ il professor Sgroi, ma possiamo capire come in classe una professoressa possa sottolineare in rosso senza esitazioni il qual’è scritto da un alunno.
Scriveremo qual è e non qual’è, ma qual’erano e non qual erano
Anche l’Istituto Treccani evidenzia che la forma “qual” esiste autonomamente da “quale”, in quanto è il risultato di un troncamento e pertanto l’apostrofo non va apposto: la questione parrebbe definita, benché le spinte per un adattamento della grammatica a quello che è definito ‘italiano moderno’ rimangono e sono non ininfluenti.
Ci sono ulteriori dubbi? Sì, ad esempio potremmo chiederci se si scriva qual era oppure qual’era. La risposta arriva dalla logica e da Treccani: si scrive qual era, poiché anche in questo caso si tratta di troncamento. Diverso il caso di qual’erano: si scrive con l’apostrofo, poiché il “qual” in questione è “quali” e non “quale” e “quali” si elide, non si tronca, e dunque vorrà l’apostrofo.
Ottimo perché non taccia di ignoranza chi apostrofa ‘qual’è’. Personalmente non lo metto perché ai tempi della scuola hanno sempre condannato l’apostrofo; il mio “io”, pertanto, mi impedisce di commettere il presunto errore.
Qual’è NON è un errore. Come l’articolo stesso dimostra qual’è è usato da molti italiani anche dotti, esimi linguisti lo considerano più corretto della forma apocopata e la stessa Crusca ribadisce che anche il loro CONSIGLIO (solo consiglio!) di non mettere l’apostrofo è ispirato unicamente dell’uso dotto e maggioritario.
Che ognuno scriva qual(‘)è come meglio crede. Io preferisco qual’è, e questo non perché sono ignorante o sbadato (tutt’altro), ma per scelta!
La versione moderna (nonché pienamente coerente con la pronuncia!) è qual’è, mentre QUAL puzza irrimediabilmente di vaccata ottocentesca.
concordo con lei.
Scrivere in modo difforme dalla norma a casa mia significa fare un errore di lingua, grammaticale o sintattico secondo il caso.
L’Accademia della Crusca non ha mai avallato forme alternative a “qual è “, anzi a domanda precisa risponde esplicitamente che *l’unica forma italiana corretta* è quella con l’apocope (e non l’elisione), quindi quella SENZA apostrofo:
Cfr https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/lesatta-grafia-di-qual-%C3%A8/6
C’è da dire che ritrovo sempre un commento del signor Passani ovunque si discuta della questione del “qual è “: egli, di certo informatico -come risulta dalla sua presentazione su La voce di New York-, ma non si sa se linguista, porta avanti una sua personale crociata a favore della versione elisa e non apocopata: lo fa qui, su Twitter, sul sito di Treccani, su quello dell’Accademia della Crusca, e lo fa portando esempi letterari peraltro assai noti, ma trascurando il fatto che letterati e poeti possono addurre a scusante delle sgrammaticature la “licenza poetica”, privilegio che ahimè, ahilui, non attiene a chi letterato -o poeta- non è.
D’altro canto, mi rendo ben conto, per la mia formazione personale e professionale, che nell’informatica (in passato, almeno) l’apostrofo crea(va) o può (poteva) creare difficoltà, per esempio nel passaggio di valori da e verso i database, momento in cui un apostrofo inserito ad arte può (poteva) persino creare problemi di SQL injection: ma è l’unico motivo per il quale posso immaginare il fastidio personale del signor Passani a seguire una delle poche regole grammaticali italiane che sia anche chiara e consolidata, e che ogni italiano di cultura media o medio alta conosce e ha interiorizzato fin dalle scuole elementari (ora primarie).
Aggiungo che nessun italiano con una coscienza e conoscenza linguistica italiana ben formata può sentire “a orecchio” come “giusta” una forma come “quale è”, se non quando, al telefono o in ambienti rumori, si scandisce una frase parola per parola ad alta voce per farsi sentire sopra al frastuono circostante:
“QUALE-È-LA-BRUGOLA-GIUSTA?” – “QUELLA-DEL-SEI!”
In tutti gli altri casi, lo scontro vocalico tra le due “e” viene percepito come innaturale, non “musicale” (e sappiamo quanto le lingue neolatine debbano la loro genesi proprio alla musicalità e alla scorrevolezza delle frasi), addirittura “meccanica” o “robotica”.
E infatti è arduo insegnare ad un sistema informatico a pronunciare correttamente parole apocopate come se fossero elise, bene lo sa chi se ne è occupato professionalmente.
Ciò non toglie che tentare di cambiare la grammatica di una lingua basandosi su opinioni non fondate su dati oggettivi, chissà per quale scopo, magari per semplificare il proprio compito al lavoro, sarebbe mal visto da parecchie persone, me compreso.
Come diceva Eduardo De Filippo, “le parole esistono, usiamole”: e io immodestamente compendio, “correttamente”.
Certo che da un’istituzione che introduce nella lingua italiana termini come PETALOSO, BLASTARE, ANAGRAFARE, DISSARE..non prendo insegnamenti. Sono solo imposizioni e tentativi di italianizzare termini inglesi su variazioni che odorano di presunzione e arroganza. Più che migliorare stanno imbastardendo la lingua italiana rendendola un “ raffazzonatura forzata” di termini che pur avendo un sinonimo corretto già presente in italiano deve adattarsi a termini inesistenti o pseudo trasposizioni della parola inglese in italiano. L’accademia andrebbe chiusa
Esatto!
Quella del Sig. Petrossi è – sicuramente – la più chiara e condivisibile spiegazione sulla correttezza del “QUAL È” rispetto alla forma, comunemente usata ma non per questo corretta, “QUAL’È”. Che l’abbiano usato scrittori e poeti del passato, non vuol dire che sia corretto, tanto più che non siamo sicuri che l’autore nel manoscritto non abbia scritto “qual è”, senza apostrofo, ma poi, il tipografo non l’abbia riportato con l’accento. Oltre al fatto che – comunque – si tratterebbe di una licenza poetica che scavalca le regole grammaticali.
Ci sarebbe tanto da dire, ma dico solo una cosa. La Crusca è molto esplicita nel dire che sul qual’è apocopato si esprime solo un consiglio. Fine. Questo taglia la testa al toro. Che ognuno adotti la grafia che preferisce. Re e regine dell’italiano non ce ne sono.
Concordo pienamente. Si adegua il nostro ricco vocabolario all’ignoranza
Mi verrebbe da dire che la forma tronca “qual” andrebbe usata quando si tratti di termine di paragone, in luogo di “come”: “qual piuma al vento”, “ciccione qual elefante obeso” , forme ottocentesche e pretenziose. Io scrivo qual è, senza apostrofo, ma solo per evitare polemiche, perché ritengo più giusta la forma con l’apostrofo.
Grazie, dall’ alto dei miei 78 anni non avevo mai preso in considerazione il problema
Anche a me, dalle dalle elementari, nei primi anni 60 e fino alla laurea in lettere è stato insegnato qua l’è. La spiegazione : “e’ “ è un verbo ed ed è accentato.
Un maleducato su un forum online mi accusó di estrema ignoranza per aver usato la forma apostrofata (errore di cui mi sono accorto subito). Arrivó persino a dirmi che è un errore ignobile che non andrebbe fatto nemmeno alle elementari, che evidentemente io non avevo nemmeno frequentato a suo modo di vedere.
Mi limitai a citargli la Treccani che nota come sia in uso anche nella letteratura recente, ovviamente con pronta risposta piccata che dovevo stare zitto e basta perchè avevo torto (errore imperdonabile da bocciatura alle elementari, sia chiaro).
Quanto avrei voluto trovare questo articolo completo e chiaro sull’argomento, anche se suppongo che da idiota arrogante quale era lo avrebbe semplicemente ignorato
*Qual era